Dopo i ritrovamenti di vari fusti tossici nel frutteto di località Capellini a S. Agata de' Goti, i santagatesi non hanno più timore ad associare anche il Sannio e S. Agata nello specifico alla 'Terra dei Fuochi'. Da quando si sono aperte le indagini nelle campagne circostanti il borgo caudino, è come se si fosse squarciato un velo che dagli anni '80 avvolgeva S. Agata. Quello che sta emergendo in modo prepotente dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato è che dagli anni '80 in poi, le cave di tufo di S. Agata è come se avessero avuto una seconda vita: cessata l'estrazione di tufo, infatti, le cave sono state utilizzate come contenitori di rifiuti, sia urbani ma anche di industriali e tossici.
Il pensiero unanime che aleggia sul paese è la constatazione che chi sapeva non ha parlato a tempo debito. Sono sempre più ricorrenti, infatti, in questi giorni, le chiacchiere dei cittadini che raccontano dei famigerati camion, che non solo di notte, arrivavano a S. Agata e scaricavano nelle cave non più in uso. "È una vergogna - commenta un cittadino - perché oggi nessuno sa niente e quindi non si riesce a capire di chi sia la responsabilità di questi rifiuti intombati". La cosa che fa più rabbia, però, è che si sono dovute attendere le dichiarazioni di un pentito di camorra, Carmine Schiavone, per cominciare a cercare anche in questo lembo di terra a cavallo tra Sannio e Terra di Lavoro.
È forse la vergogna il sentimento più diffuso, "abbiamo un borgo bellissimo, ricco di storia e cultura che ha sempre puntato sulla genuinità dei suoi prodotti, ed rischiano di mandare tutto all'aria. Ci siamo vantati per anni di avere terre pulite, ma forse ci prendevamo in giro da soli" - commenta un altro santagatese. "Chi doveva tutelarci cosa ha fatto? Sarebbe il caso di ribellarsi, di non pagare più le tasse e risarcirci da soli" - sottolinea un altro cittadino arrabbiato. Il collegamento è poi presto fatto anche sul piano sanitario e della salute. "Abbiamo paura per i nostri figli: che cosa gli stiamo dando da mangiare? E se si dovessero ammalare?" - domanda una mamma che tiene due figli per mano.
"Dobbiamo creare un comitato civico di sorveglianza - ha scritto Paolo Di Donato, ex consigliere comunale ed amministratore della pagina Facebook Santagatalibera - . Sono certo che l'Amministrazione comunale farà di tutto per salvaguardare la salute pubblica dei cittadini, impegnandosi a reperire risorse economiche per la bonifica delle aree interessate e a costituirsi parte civile contro coloro che hanno consentito questo scempio".
La speranza ora è che non ci si fermi nelle indagine, che venga riportato alla luce tutto quello che la terra ha nascosto e custodito per anni. "Speriamo che la Magistratura faccia il suo corso e riesca a scoprire la verità".
Intanto il Nucleo Investigativo della Forestale non arretra di un centimetro e già dalla prossima settimana continuerà a scavare sempre nella stessa proprietà. All'inizio delle indagini, per S. Agata, si erano prospettate solo tre settimane di lavori, ma le pericolose scoperte che stanno emergendo non escludono che si continuerà a cercare ed a scavare. Top secret le zone di indagine, ma ormai il velo è squarciato.
Nella Melenzio
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