Consiglio d'Europa:"Giudici di Pace italiani devono essere equiparati alla magistratura ordinaria"
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Il Comitato europeo dei diritti sociali ha deciso che la normativa italiana è in contrasto con la Carta sociale.
“Diritto alla piena equiparazione, giuridica ed economica, dei Giudici di Pace alla magistratura ordinaria”. Lo ha deciso il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa (ECSR) con un provvedimento del 5 luglio scorso, reso pubblico solo ora dagli avvocati Giovanni Romano, Luigi Serino ed Egidio Lizza dello Studio Romano, che ha assistito l’Associazione nazionale Giudici di Pace (ANGdP).
Il Comitato, dunque, ha stabilito che la normativa italiana è in contrasto con la Carta sociale europea, in quanto “crea un trattamento differente con riguardo alla previdenza sociale” tra i Giudici di Pace e la magistratura ordinaria.
In ottemperanza a tale pronuncia, lo Stato italiano dovrà ora adeguarsi, sia ripianando il trattamento discriminante utilizzato nel passato per tali Giudici, sia conformando per il futuro la propria legislazione al principio di equivalenza tra magistratura onoraria ed ordinaria, richiesto in ambito europeo.
“E’ stato un traguardo difficile - spiegano i legali dello Studio Romano - ed è un punto di partenza per stabilire ora, dinanzi la magistratura nazionale, il diritto ad una equiparazione sotto il profilo del rapporto di lavoro con lo Stato e dei conseguenti diritti previdenziali ed assistenziali, tra Giudici di Pace e magistratura onoraria, da un lato, e magistratura ordinaria, dall’altro, chiedendo altresì il ristoro per i danni sofferti per il passato. Dopo anni di battaglie legali per essere equiparati alla magistratura ordinaria, abbiamo ottenuto, come unico studio in Italia, questo provvedimento che riconosce finalmente il diritto alla piena equiparazione dei Giudici di Pace alla magistratura ordinaria. Adesso partiremo con le azioni dinanzi ai tribunali italiani".
L’Associazione nazionale Giudici di Pace, una delle organizzazioni maggiormente rappresentative dei Giudici di Pace italiani, dopo che della questione erano stati inutilmente interessati i giudici italiani, si è rivolta al Comitato europeo denunciando il mancato riconoscimento, nell’ordinamento nazionale, di una tutela previdenziale ed assistenziale analoga a quella riconosciuta alla magistratura ordinaria.
"I Giudici di Pace - afferma Vincenzo Crasto, presidente emerito dell’ANGdP - pur svolgendo un ruolo fondamentale nel nostro ordinamento, non sono mai stati riconosciuti dipendenti pubblici. Non godono di uno stipendio ma di una indennità, le donne sono costrette ad andare in udienza fino all'ottavo mese di gravidanza e non hanno una posizione previdenziale. L'effetto della sentenza è rivoluzionario e finalmente riconosce il sacrosanto diritto alla previdenza da sempre negato ai Giudici di Pace".