Dall’Unisannio un patto di sviluppo tra territori e università del Sud
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La presentazione del VI Bilancio sociale è stata occasione di riflessione a più voci.
L’Università del Sannio riflette su passato e futuro. La presentazione del VI Bilancio Sociale e del Piano strategico 2019/2021 dell’ateneo, lo scorso 1 luglio, è stata un’occasione di riflessione collettiva sui risultati formativi e di ricerca scientifica ottenuti, sulla capacità di interazione con la comunità locale, nazionale e internazionale, sugli interventi di miglioramento dell’azione accademica e amministrativa.
E in prospettiva futura è stata ribadita l’idea di un progetto di coesione tra università del Mezzogiorno e territori accumunati da simili condizioni sociali ed economiche. Con questo intento, si sono confrontati a Palazzo San Domenico, il rettore dell’Università del Sannio Filippo de Rossi, il presidente della CRUI e rettore dell’Università di Napoli Federico II Gaetano Manfredi, e Antonio Felice Uricchio, componente del Consiglio direttivo Anvur, già rettore dell’Università di Bari. Da Benevento è partita una riflessione per capire dove deve andare l’università del Mezzogiorno d’Italia.
“Non si può più parlare di confronto tra università – ha dichiarato il prof. Manfredi - ma di competizione tra sistemi territoriali. Negli ultimi dieci anni gli atenei del Nord hanno attratto il 50 per cento degli iscritti italiani con una straordinaria perdita di risorse umane soprattutto al Sud, incapace con il suo sistema produttivo di valorizzare i laureati. Una politica universitaria non può quindi prescindere dai territori e dal loro sviluppo”. E dal presidente della CRUI è arrivata la proposta di fare sistema tra tre regioni del Meridione che insieme hanno un numero di abitanti maggiore della Lombardia. Un asse tra enti territoriali e università di Campania, Basilicata e Puglia per richiamare investimenti, promuovere lo sviluppo e fermare l’emorragia di capitale umano.
In questa visione il Sannio e la sua università non sarebbero più territorio interno e decentrato ma rappresenterebbero il fulcro di un’area geografica estesa e dalle enormi potenzialità.
“L’università – ha ribadito il prof Uricchio – non è solo produzione di conoscenza ma anche capacità di mobilitazione e promozione di sviluppo delle aree interne dove diventa strategica la valorizzazione dei beni pubblici. La terza missione svolta dalle accademie per lo sviluppo dei territori deve essere maggiormente valorizzata in fase di valutazione e di distribuzione delle risorse ministeriali”.
“Quello per la ricerca e l’istruzione universitaria – ha affermato il rettore de Rossi - è il tipo di spesa pubblica caratterizzata dai più accentuati effetti moltiplicativi sul territorio, in termini non solo di diffusione della conoscenza ma anche di creazione diretta e indiretta di occupazione”.
Infatti, nell’analisi effettuata per il Bilancio sociale di Unisannio dal prof. Emiliano Brancaccio e da Fabiana De Cristofaro laureata dell’ateneo sannita, attualmente dottoranda al Sant’Anna di Pisa e alla BCE di Francoforte, è stato calcolato che per ogni posto di lavoro perso o guadagnato in Unisannio, si determina una distruzione o una creazione di occupazione nell’economia beneventana superiore a due posti di lavoro.
“Nel Mezzogiorno, in una situazione di crisi e austerity – ha detto il prof. de Rossi – negli ultimi cinque anni il nostro piccolo ateneo ha fatto sforzi enormi per vedersi riconosciuto un aumento del finanziamento statale del 6 per cento. Ma restiamo soli a difenderci contro una politica sbilanciata”.