Dugenta. Lunghe attese per lo status di rifugiati, scatta la protesta dei migranti
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Un blocco stradale per rivendicare un diritto, lo status di rifugiato politico. È la singolare protesta messa in scena nella giornata di ieri, dalle prime ore del mattino fino alle 12.00, dai richiedenti asilo che soggiornano nel Centro Damasco di Dugenta. Senza lo status i migranti non possono assolutamente né trovare un lavoro, né lasciare il paese.
I migranti sono scesi in strada ieri, a Dugenta, di buon mattino, bloccando via della Stazione, nei pressi del centro d’accoglienza fino alle 12,00. Una protesta che non ha creato grossi disagi ai cittadini. Il tutto si è svolto sotto l’occhio vigile di Polizia, Carabinieri, Protezione Civile. Presente anche il sindaco di Dugenta, Ada Renzi, che preso accordi con la Prefettura per sollecitarne l’intervento, ha rassicurato i rifugiati e fatto si che il presidio venisse rimosso.
Sul posto c’era anche Manuela Zuzolo presidente dell’Associazione L’Agorà e una delle ideatrici del progetto “Bla Bla Bla” dedicato ai migranti. “Ieri sono intervenuta sia come presidente dell’Associazione che come avvocato - precisa Zuzolo - in quanto conosco bene la storia di ciascuno dei ragazzi ed i loro problemi. Ho apprezzato molto l'atteggiamento assunto da tutte le forze dell'ordine intervenute. La presenza delle autorità – continua - è stata importante per i ragazzi che hanno potuto interloquire con una parte dello Stato a cui chiedono risposte”.
Proteste ed istanze che i migranti hanno raccolto in una lettera inviata al Prefetto di Benevento. “Abbiamo protestato in maniera pacifica- si legge nella nota - chiudendo il tratto di strada adiacente il centro. La nostra protesta scaturisce dal fatto che ad oggi, solo 10 di noi sono stati convocati presso la Commissione Territoriale di Caserta, mentre altri 36 sono tuttora in attesa di convocazione”.
Un iter, che dovrebbe durare in tutto poche settimane e che invece vede i richiedenti asilo vivere in queste strutture per mesi. “Siamo arrivati in Italia, circa nove mesi fa, con tanti sogni, tanti progetti, tanta fiducia. Scappiamo dalla guerra, dalla fame, dalla dittatura. Abbiamo lasciato le nostre famiglie - scrivono nella lettera – con la speranza di un futuro migliore, invece oggi questa situazione di stallo che, nostro malgrado, siamo costretti a vivere ci sta logorando e abbruttendo”.
Infatti, non avendo il permesso, non posso nemmeno trovarsi un lavoro. “Trascorriamo le nostre giornate nell’ozio più totale, e da qualche giorno abbiamo deciso di ribellarci a tutto questo”.
Una protesta convinta e consapevole tanto da chiedere scusa per i disagi arreccati. “Sappiamo di aver creato qualche disagio alla popolazione dugentese, ed a tutte le Autorità intervenute e chiediamo scusa, ma ci è sembrato l’unico modo per far sentire la nostra voce ed attirare l’attenzione sul nostro problema. Molti di noi sperano di lasciare il prima possibile l’Italia e di andare all’estero per cercare lavoro, consapevoli della difficile situazione che attraversando la Vostra Nazione”.
Una richiesta d’aiuto, un appello a prendere in considerazione quelle vite, che hanno già con fatica e disperazione attraversato il mare e visto in molti casi la morte. Un appello alla dignità, un appello che va oltre il singolo aiuto.
Dei giovani africani accolti nel Sannio, Il Quaderno se n’era già occupato qualche mese fa quando intraprese un viaggio, nel mondo dell’accoglienza e dell’integrazione. Allora raccontammo il lavoro svolto dall’Associazione Culturale L’Agorà, che permette ai migranti che risiedono nel centro d’accoglienza Damasco – gestito dal consorzio Maleventum – di creare integrazione, imparare una lingua – l’italiano – e svolgere attività ludiche.
L’iter che dovrebbe consentire ai migranti lo status di ‘rifugiato politico’, viene rilasciato dalle Commissioni Territoriali, in questo caso Caserta, “ha una durata di 5 anni, è rinnovabile e consente l’accesso allo studio; lo svolgimento di un’attività lavorativa subordinata o autonoma; consente l’accesso al pubblico impiego; consente l’iscrizione al servizio sanitario; dà diritto alle prestazioni assistenziali dell’Inps ‘assegno sociale’ e ‘pensione agli invalidi civili’ e all’assegno di maternità concesso dai Comuni”. A dare queste informazioni è il Progetto Melting Pot, che da anni lavora per la promozione dei diritti di cittadinanza.
Lo status di rifugiato però, non è rilasciato a caso, ma a coloro che sono stati condannati a morte, hanno subito tortura o trattamenti inumani, minacce violenze indiscriminate anche in quei territori di conflitto.
Michele Palmieri