Inchiesta. Immigrazione ed inclusione, intervista al giornalista Massimo Laganà
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Basta dare uno sguardo alla storia dell'umanità, anche recente, per vedere come la solidarietà, l'accoglienza e la generosità siano valori che fioriscono nei momenti di grande difficoltà, sociale ed economica, per poi appassire e svanire in quelli di sovrabbondanza, come se il benessere portasse in se i germi dell'egoismo che chiude all'altro.
A riprova di questo c'è un tema di grande attualità, quello dell'ostilità e del rifiuto all'accoglienza del migrante, del profugo, del bisognoso. A tal proposito, cade proprio in questi giorni l’anniversario dello sbarco a Bari, l’8 agosto 1991, di 18.000 albanesi nel porto di Bari. Oggi non sarebbero stati accolti.
Proviamo a riflettere sul tema con Massimo Laganà, giornalista e scrittore. Nasce a Reggio Calabria il 10 maggio 1966, dottore in Giurisprudenza per amore di papà, diventa giornalista professionista nel 1992. Scrive sul settimanale Oggi, dove ha anche un blog che si intitola “l'informazione dilagà”. Ha lavorato all'Europeo e per Morellini editore, ha partecipato alle antologie Milano d'autore(2014), Roma d'autore(2015), Bologna d'autore(2016), Genova d'autore(2017), Calabria d'autore, lettere alla madre(2018) e Sicilia d'autore (2019).
Massimo Laganà, quale ritiene sia il significato del termine 'Accoglienza'?
L'Accoglienza è spesso intesa come benevolenza, come una concessione che l'Italia fa agli stranieri. Occorre uscire da questo mito e ripristinare la realtà dei fatti. E’ necessario operare una distinzione su due ambiti di discorso pubblico in cui si sente spesso parlare di accoglienza. Uno riguarda i rifugiati, cioè i migranti forzati, e l'altro i migranti economici, siano essi regolari e/o irregolari. Ebbene quando parliamo di rifugiati e richiedenti asilo, l'accoglienza è un obbligo di legge sancito dall'articolo 10 della Costituzione Italiana, dalla convenzione di Ginevra del 1951 e dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo che fa riferimento al diritto di asilo. Il nostro paese ha firmato accordi internazionali e ha degli obblighi precisi.
Ma non crede che i rifugiati siano un peso? Hanno bisogno di casa e cibo. Le persone oggi sono più diffidenti e spesso ostili. Vedono i migranti venire da noi e avere tutto ciò di cui hanno bisogno loro. I privilegiati, paradossalmente, sembrano essere gli ospiti indesiderati. Cosa ne pensa?
E’ una guerra tra deboli. Violenza inutile. Creare odio e paura nella gente non serve a nulla. Bisognerebbe ribaltare i luoghi comuni affermando con forza che a ''rubare” il lavoro sono le imprese che delocalizzano e licenziano mentre i manager intascano milioni. Che a prendere troppi soldi dallo Stato sono le banche e non i migranti.. in altre parole occorrerebbe svelare il grande inganno delle forze politiche interclassiste e nazionaliste.
Ascoltando le sue parole ci viene in mente la distinzione di Primo Levi fra i sommersi e i salvati...
Ecco, brava, ha detto bene. Bisogna riflettere a mente fredda per trovare soluzioni. Riconoscere ad una persona lo status di rifugiato significa riconoscere che il suo Governo lo perseguita. I rifugiati sono persone che sono riuscite a salvarsi dalla morte e dalla tortura. Si diventa rifugiati perché non c'è altra scelta. Oggi viviamo un inquinamento etico e un'assuefazione a quella degradazione dell'umano che riempe le cronache di questi decenni.
Ma secondo il suo punto di vista se il Paese dimostra benevolenza, verrà invaso da milioni di altre persone che ci chiederanno asilo?
Ecco, vede, la stessa paura si diffuse negli anni 90 con i flussi migratori provenienti dall'Albania, ma mi pare che a tutt'oggi non siamo stati invasi. Anzi abbiamo da scontare ancora un lungo passato da invasori.
E’ altamente impropabile che l'Italia venga invasa.
Ma passiamo ai migranti economici, lei prima accennava a questa distinzione. Non crede la con crisi economica l'Italia debba pensare prima agli italiani?
E’ vero esattamente il contrario. Le cifre ci dicono che gli immigrati reggono interi settori dell'economia italiana: agricoltura ed edilizia che senza di loro, subirebbero un serio crollo.Senza considerare l'ampia fascia di lavoro costituita dai lavori domestici e di cura (colf e badanti). Inoltre si tengano presenti altri due aspetti fondamentali: il primo è che i centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati solitamente offrono posti di lavoro per operatori umanitari italiani. Il secondo è che gli immigrati versano contributi all'INPS.
Cosa auspica per il futuro dei suoi figli e più in generale dell'Italia?
Soprattutto che non ci sia un ritorno al passato, di chiusura e discriminazione sempre piú preponderante.
In Italia la debole reattività sociale nei confronti delle espressioni razzistiche, anche piu' esplicite e una certa indifferenza morale, prima che politica, rendono ancora piu' temibile questo fenomeno.
Daniela Piesco