Intervista a Leo Gullotta: "Uscire di casa, dedicarsi al cinema, alla musica o al teatro è medicina per la mente"

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Al teatro Massimo di Benevento approda "Pensaci…Giacomino!" di Pirandello, una commedia interpretata da Leo Gullotta nelle vesti del professor Toti, per la regia di Fabio Grossi

“Pensaci Giacomino è una commedia che sembra scritta ieri – afferma Gullotta a ilQuaderno.it - nonostante sia datata più di 100 anni. In Italia non veniva rappresentata da 35 anni. Ci sono otto attori che collaborano e la regia è di Fabio Grossi. Al suo interno vi sono temi attualissimi anche oggi. Nasce come una novella suddivisa in tre atti: il tutto, però, è stato ridotto in un unico atto di un’ora e venti, ma senza tagliare nulla per non far mancare la tensione emotiva al pubblico. Si tratta - come dicevo - di temi attualissimi;  evidentemente, già all'epoca Pirandello aveva fiutato il disfacimento sociale attuale. Vengono trattate tematiche che vanno dalla condizione femminile, all’ignoranza, portatrice di violenza, al problema della scuola, per continuare con l’ipocrisia delle persone. E’ una commedia che da ottobre portiamo in giro per l’Italia. Il pubblico viene affascinato da questi temi perché è impaurito, è chiuso a casa e quindi viene in teatro per vedere questo spettacolo che lo costringe a pensare, a emozionarsi e seguire tanti fantasmini che appartengono alla propria vita; ognuno, poi, sceglie il suo tema”.

Ma che rapporto ha Leo Gullotta con il tempo che passa? “Io ho 73 anni e faccio questo mestiere da 54 anni. Grazie al cielo mi ritengo un fortunato perché ho la stima e la simpatia del pubblico. Evidentemente ho raccolto quanto di buono ho seminato. La vita, anche oggi, è sempre meravigliosa, ma bisogna saperla guardare, capirla, essere curiosi e stare insieme agli altri. Il teatro, tra le altre cose, da millenni è stato creato per riunire i cittadini. La realtà è fuori e non in casa. Io dico sempre una cosa: cercate di capire per quale motivo oggi siamo arrivati a questo punto”.

Quando si parla di Pirandello è facile fare un paragone con le maschere, ma bisogna fare una distinzione tra lavoro e vita personale: “ Nella mia lunga carriera, di maschere ne ho interpretate tante, tra cinema, teatro e tv. E’ un po’ il mio lavoro: l’attore è un interprete che ha il compito di far rivivere dei personaggi che sono al di fuori dalla propria vita. Ci sono stati tantissimi incontri con registi, attori, compagni di lavoro; ma ci sono anche tante mancanze: una di queste è quella di Nanni Loi. Mi manca la sua intelligenza, oggi viviamo tutto di corsa e con ansia, sbagliando. Quel poco o tanto che abbiamo attorno dobbiamo cercare di viverlo. Dico sempre la stessa frase: cerchiamo di capire”.

“Ancora oggi, dopo tanti anni, quando incontro il mio pubblico avverto sempre quel pathos del primo giorno. Il problema si porrà quando tutto questo non si avvertirà più. Questa professione, che molti non sanno veramente cos’è, viene costruita con sacrifici e soprattutto studio continuo. Non basta una vita, bisogna cercare, sempre e con onestà, di regalare al pubblico emozioni, a volte con il sorriso, altre con la lacrima. Grazie al cielo, tutti gli spettacoli realizzati sono stati sempre di grande successo”.

Il nome di Leo Gullotta è legato al Bagaglino e alla signora Leonida: “Io sono molto grato alla signora Leonida perché in 20 anni mi ha fatto entrare nelle case degli italiani con grande affetto. Ogni cosa, però, ha il suo tempo. Sono state 20 stagioni di grandissimi ascolti, ma adesso la signora Leonida è contenta ed è andata in pensione, però vi manda tanti saluti”.

Quello che consiglio a un giovane è studiare tanto, perché è attraverso lo studio che si apprende, si cresce e si possono avere tante frecce nella propria faretra; perché la vita è meravigliosa con i pro e i contro, ma quando arrivano i contro se non si è forti, attraverso il ragionamento, con la testa e la coscienza, puntualmente si soccombe. Studiando, invece, si ha la possibilità di vedere una prospettiva da un punto di vista meno drastico e più fruttuoso. Pensare, vedere, stare insieme, uscire di casa, dedicarsi al cinema, alle librerie o alla musica è tutta medicina per la mente”.

Claudio Donato



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