Lettera al giornale: gli espropri eolici "privati ma di pubblica utilita' "
12:23:24 6677Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice in merito all'esproprio di un suo terreno, per realizzare un insediamentio eolico, giudicato illegittimo.
"Il giorno 15 Dicembre, la Regione Campania mi convoca in un terreno di mia proprietà alla contrada Cocci in Morcone, al confine con Pontelandolfo, per procedere all’esproprio in favore della società eolica Dotto Morcone di proprietà della multinazionale tedesca E.ON.
Mi reco sul posto e con il mio avvocato Sandra Sandrucci, contestiamo due cose, di non essere stata coinvolta per tempo nelle procedure autorizzative avviatesi già nel 2005 e che il decreto dirigenziale modifica il titolo da “asservimento in esproprio” rispetto al progetto esecutivo approvato con Autorizzazione Unica n. 999 del 31/10/2014. Tuttavia, nonostante la nostra ferma opposizione relativamente ad un atto che non riteniamo legittimo, inesorabilmente, il 18 il terreno viene picchettato ugualmente.
Ora, al di là del fatto in se, doloroso non tanto per il valore economico del bene espropriato, valutato in 1,80 € al mq, ma per il legame con il territorio e le mie origini, mi chiedo quale sia il motivo per cui un Ente pubblico come la Regione Campania modifichi i titoli da asservimento ad esproprio per pubblica utilità, dandoli in proprietà non al Comune come sarebbe logico, nel caso di ampliamento strada e interramento di cavidotti, ma ad una società privata.
L’esproprio in vece dell’asservimento è a nostro giudizio grave poiché nel mio caso come nel caso di tanti altri proprietari, riguarda strisce di terreno lungo la strada comunale, per cui si verrebbe a determinare che questi appezzamenti o sarebbero inaccessibili oppure l’accesso insisterebbe in proprietà privata, anziché in proprietà comunale, almeno fino a quando la E.ON. terminati i lavori non ceda i terreni al Comune.
Aderisco all’ associazione Fronte Sannita, che da molti anni attraverso esposti, blocchi di lavori denunce e articoli, sta cercando di far emergere tutte le irregolarità e rischi ai quali uomini e natura sono e saranno esposti con l’arrivo dell’eolico nel territorio del Matese-Titerno e Alto Tammaro.
Ciò nonostante tutto è avvenuto lo stesso: non c’è stata sollevazione di concerto con altri proprietari, e mi risulta, anzi, che la maggioranza dei proprietari trovatisi nella mia situazione abbiano volontariamente ceduto i propri appezzamenti tramite trattativa privata con la E.ON, ricavandone una somma maggiore dell’esproprio.
Non so bene cos’abbiano firmato e certamente non lo vengono a dire a me che non ho aderito a queste pratiche, ma vorrei farli riflettere che al momento, fino a quando e se mai la strada diventerà di intera proprietà comunale, l’accesso alle loro proprietà (se concordato) è in proprietà privata.
Trattasi pertanto di esproprio di pubblica utilità o di precisa delimitazione e recinzione di nativi ai quali si sarebbero assoggettati volontariamente?
I miei nonni di Pontelandolfo di fine ‘800 pastore autodidatta l’uno, l’altra analfabeta, avrebbero saputo che un terreno oggetto di esproprio non lo comprerebbe nessuno ad un prezzo maggiore del prezzo di mercato e se qualcuno lo comprerebbe non è per farne “buoni affari” nel senso etico del termine.
Nessun dottore, ingegnere o politico sarebbe riuscito a convincerli del contrario. Qualcuno mi potrebbe dire che non vivo a Pontelandolfo e non coltivo la terra, a costoro rispondo che un agricoltore moderno e scolarizzato dovrebbe sapere che l’eolico non aggiunge valore ai loro terreni e ai loro prodotti, casomai li deprezza.
Dall’800 e fino alla prima metà del 900, nei dintorni di Pontelandolfo e Morcone c’erano alcune famiglie povere, ma grandi possidenti di terreni, le contrade attuali portano i loro nomi, nei terreni ci pascolavano il gregge, ci coltivavano prodotti per il baratto e l’autoconsumo, ne ricavavano legna per riscaldarsi d’inverno. Non avevano servi come i loro predecessori feudatari, semplicemente si scambiavano le giornate di lavoro tra famiglie, e se avevano più masserie da gestire le affidavano ad un terzo “personale” che non avendo proprietà ricavava di che vivere per lui e la sua famiglia dalla proprietà del padrone. Non vendevano mai, nonostante conducessero vita parca, spesso in lotta gli uni con gli altri per lo spostamento di un termine di pochi metri, attenti all’usucapione, il terreno era e doveva rimanere un “immobile” da tramandarsi di padre in figlio con la preghiera di venderlo solo in caso di estrema necessità per aver salva la vita. Con questa pratica sono stati custodi di bellezza e di naturalità fino ad oggi. Come da questa gente, dalla quale provengo anche io, sia venuta fuori una generazione che ha ceduto così facilmente i propri terreni alle società eoliche, è un mistero.
Evidentemente la perdita di identità e di valori dei figli rispetto ai Padri, la frammentazione degli appezzamenti non è stata invece un mistero per le grandi società di energia, che hanno fissato il loro occhio sul Matese da quasi venti anni.
Per tutto il 900 l’emigrazione ha spopolato queste terre, eppure dagli U.S.A. dal Canada, continuarono a non vendere, coltivando il sogno di tornare nella loro terra e di trovarla intatta, non tornarono per industrializzare né per costruirvi palazzoni, loro che avevano conosciuto lo smarrimento dei mega-store, e i rischi dell’inquinamento, qualcuno realizzò il suo sogno di costruirvi una casetta dove trascorrere la vecchiaia, solo più confortevole di quella che aveva abbandonata.
Fermo restante che alcuni luoghi è bene che si mantengano immutati e selvaggi come li volevano i nostri nonni, sarebbe toccato a chi è restato, alle amministrazioni che si sono succedute, alle associazioni di categoria, a tutti quei figli che pure hanno studiato, trovare una soluzione per utilizzare i terreni in maniera compatibile dal momento che ci sono stati fiumi di incentivi per imprese agricole utilizzati poco e male, per rivitalizzare la loro terra. Invece costoro hanno sempre ceduto alle promesse elettorali dei comuni, della provincia della regione, al punto di arrivare a credere che una società eolica possa portare lo sviluppo e il rifacimento delle strade che loro non sono stati in grado di pretendere e i loro amministratori non sono stati capaci di realizzare.
Per intanto secondo la mia opinione una società tedesca ci ha recintati a valle di Toppo Mondolfo, fin sopra alla montagna di Morcone dove piazzerà i suoi avamposti consistenti in alti pali eolici, così si fanno le dominazioni, così si desertifica un territorio, un pezzo per volta, in pochi anni scapperanno via tutti animali e villici e non scapperanno per inseguire il sogno americano ma per stare peggio di come stavano prima".
Bruna Varrone