Lettere al giornale. Piero Mancini: "Lettera aperta ai beneventani che hanno votato Salvini"
12:20:9 6103"Prima gli italiani? No, prima i veneti!", è il grido d'allarme che lancia Piero Mancini, ex lavoratore consorzi noto alle cronache locali per le lotte sindacali portate avanti da tempo. I desiderata leghisti sono subordinati ad un passaggio di revisione delle leggi costituzionali, ma il monito e le riflessioni di Mancini restano.
"Scrivo questa lettera per evidenziare le gravissime conseguenze, anche per voi che avete votato Salvini, del Disegno di legge sull’autonomia del Veneto. Giunto nei giorni scorsi all’attenzione del Consiglio dei ministri.
Salvini, ha chiesto l’approvazione in tempi brevi. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha affermato:” Il cambiamento epocale non riguarderà solo il Veneto, ma l’Italia intera. Perché tutte le comunità dovranno avere la loro autonomia”.
Su questo Dl il Parlamento non potrà proporre emendamenti e la maggioranza di governo è compatta. Si ringraziano i deputati e senatori sanniti del M5s che lo voteranno. Al servizio degli interessi egoistici dei ricchi veneti. Si stanno tanto adoperando per il cambiamento delle nostre condizioni materiali, come promesso in campagna elettorale. Ma in peggio, molto peggio!
Dopo l’approvazione del Dl, la Regione Veneto gestirà direttamente 23 materie primarie: dalla sanità ai trasporti, dall’ambiente alla scuola. I docenti e il personale Ata, ad esempio, saranno solo locali. Dipendenti della Regione e non più dello Stato, con uno stipendio più alto.
Ciò significa che i sanniti che hanno titoli per insegnare o lavorare nel settore scolastico, non potranno più farlo in Veneto.
Ciò, naturalmente, avverrà in tutti gli altri settori: i disoccupati sanniti, quindi, resteranno a casa o dovranno recarsi all’estero.
Infatti, nei prossimi mesi lo stesso provvedimento riguarderà la Lombardia e l’Emilia Romagna e poi il Piemonte e la Toscana. Lo stipendio dei lavoratori della scuola in Veneto saranno più alti, garantiti dal gettito delle tasse che nella misura del 90% sarà gestito direttamente dalla Regione.
Lo Stato centrale, quindi, riceverà solo un misero 10%, che dovrà distribuire su tutto il territorio nazionale. Visto che al peggio non vi è mai fine, le regioni “virtuose” del Nord, si prenderanno anche buona parte di questo residuo. Infatti, il combinato disposto del principio del Patto di Stabilità applicato alle Regioni e della raggiunta autonomia federalista, prevede per quei territori, che avendo rispettato alcuni parametri, dimostrando di saper ben amministrare le risorse pubbliche, sono riconosciuti virtuosi, un premio: elargizione di ulteriori risorse per la spesa pubblica.
Quindi, a loro più ospedali, più strade, più case, più asili, più scuole e occupazione. Non avendo più lo Stato centrale tutte quelle risorse, che ha sempre distribuito in modo criticabile e iniquo, dovrà operare fortissimi tagli. Questo perverso meccanismo, figlio dell’economia neoliberista, danneggerà tutto il Meridione che subirà tagli sempre maggiori delle
risorse pubbliche. Facendoci regredire a livello di sopravvivenza.
Peggiorando ancor più la nostra già povera qualità della vita. Velocemente siamo passati da prima gli Italiani a prima i veneti. I lombardi, gli emiliani. Poi seguiranno prima i piemontesi, i toscani, gli Umbri, i marchigiani e i laziali.
Ultimi i molisani, i campani, i basilischi, i pugliesi, i calabresi, i siciliani e i sardi. Come sempre! Anzi, ancora peggio!
Arretratezza sancita e codificata da leggi di uno Stato sempre più debole, corrotto e incapace. Alla mercé di potentati del Nord sempre più famelici e arroganti.
Viva Salvini che ha impedito “l’invasione degli sporchi negri” che volevano inquinare la pura razza italica. Viva Salvini, il leghista che ci ha sempre disprezzati, accusandoci di essere fannulloni e parassiti. Quindi da punire.
Viva pure i 5stelle che, in cambio di qualche briciola di potere personale si stanno prestando e adoperando per far raggiungere alla lega tutti gli obiettivi antimeridionali perseguiti fin dalla sua nascita.
Che sfacelo!"
Piero Mancini