Nessun permesso d'asilo, i migranti lasciano il Sannio: 'Siamo condannati a morire'

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I ragazzi vanno via. 18 maggio 2011, 28 febbraio 2013, bye bye Italia, si torna in patria. Ibra, Ebrima e gli altri non hanno scelta: arrivati in Italia per esigenza, in fuga da una guerra civile che li avrebbe condannati a morte, da oggi non hanno più il diritto di restare qui. E devono tornare, dopo vari tentativi a vuoto di conseguire quantomeno una concessione di protezione umanitaria a tempo. Dei richiedenti asilo ospitati in questo lasso di tempo tra Sannio e Irpinia solo un paio di ivoriani sono riusciti ad ottenere "il pass". Per tutti gli altri, senegalesi, gamibiani, guineani (di questi oltre 80 erano ospitati nella provincia di Benevento) è scattato il rimpatrio. I riflettori puntati non sono serviti, neppure quando alcuni ragazzi ospiti nel Sannio, con l'ausilio di Rete Commons, si presentarono a Palazzo Mosti raccontando alla stampa le loro storie e del perchè sono beffardamente considerati indesiderati in Libia: "I cittadini subsahariani sono considerati mercenari del regime di Gheddafi non possiamo più tornare in Libia, non è come prima, ora siamo praticamente condannati a morire. Noi siamo in Italia per salvarci, non era nei nostri progetti di vita venire qui, siamo stati costretti dalla guerra". Alla Commissione Territoriale di Caserta i migranti "sanniti" hanno chiesto il permesso d'asilo. Respinto, puntualmente, nonostante l'esistenza di alcuni casi "estremi" che non sono stati ritenuti sufficienti dalla Commissione che ha avanzato dubbi sulla credibilità delle versioni presentate dai subsahariani ed a nulla è servita la certificazione di carte ufficiali, attestati di studio o lavoro o referti medici. Il 30 aprile 2013 i rifugiati ospiti al cento "Padre Pio" di S.Giorgio del Sannio, inviarono una lettera al Prefetto di Benevento e pervenuta alla dottoressa Rita Circelli: nella nota la delusione della decisione della Commissione e la speranza dal Tribunale di Napoli. Sono susseguite varie trattative in questi mesi, ma non sono bastate e bisogna fare i conti con il provvedimento del Ministero.
Sull'argomento è intervenuto anche il Csa Depistaggio di Benevento che ha seguito l'evolversi della situazione in questi mesi, sostenendo i migranti ripetutamente: "L'emergenza Nord-Africa - si legge nella nota - che ha visto l'arrivo in Italia di decine di migliaia di migranti costretti dal conflitto in Libia a abbandonare lavoro, famiglia e ogni avere per imbarcarsi col solo scopo d'avere salva la vita, termina così. Le strutture ricettive (come quelle presenti sul territorio campano) non hanno minimamente provveduto, salvo qualche rara eccezione, ad alcuna forma di mediazione culturale, integrazione linguistica e sociale, assicurando solo in minima parte l'assistenza sanitaria, per non parlare di vitto scadente, assenza di acqua calda e riscaldamento, continui disservizi ai quali, spesso, non è stato possibile neanche ribellarsi perché costantemente intimoriti dalla vergognosa minaccia d'essere rimpatriati. Nessuna politica di integrazione lavorativa o di inserimento abitativo, nessuna politica funzionale all'autonomia e all'integrazione dei rifugiati nel tessuto socio-lavorativo del paese, solo sfruttamento e migliaia di persone costrette ai margini della società, ancora legate a lunghe, esasperanti e disorganizzate procedure di rilascio di permessi di soggiorno e titoli di viaggio. Uniche concessioni di un governo evidentemente incapace di gestire il fenomeno in modo serio ma perfettamente in grado di dar vita all'ennesimo giro di affari da migliaia di euro che ha fatto gola ai soliti speculatori. In un anno e mezzo di accoglienza è stato stanziato circa 1 miliardo e 300 milioni di euro (46 euro a persona per ogni giorno di ospitalità, oltre 1.300 euro al mese per ogni profugo). Unica previsione di percorso di uscita da questo sistema di "accoglienza" è una somma di 500 euro a testa, una buona uscita, un contentino per zittire ancora una volta queste persone. Persone giunte sulle nostre coste nel più completo disorientamento, totalmente abbandonate a sé stesse in questa accoglienza all'italiana durata il tempo utile per racimolare un po' di investimenti pubblici, e ora gentilmente invitate ad accomodarsi all'uscio della porta. Finito il gioco, buttato via il giocattolo. La peculiare gestione di quest' accoglienza, basata sull'ennesima retorica emergenziale, rappresenta, purtroppo, solo una delle tante testimonianze provenienti dalla realtà quotidiana che ci dimostrano quanto si è ancora lontani da un ideale sociale di multiculturalità ricca ed integrata. La disinformazione mediatica, il disumano sfruttamento lavorativo dei migranti nei campi e nel lavoro nero più in generale, gli episodi di xenofobia sempre più frequenti, sono tutti elementi che restituiscono l'idea di quanto l'Italia abbia la memoria corta e di come di civile, queste democrazie occidentali, abbiano ben poco".
Gaetano Vessichelli

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