Presentati i dodici semifinalisti del Premio Strega

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Dario Vergassola presenta il Premio StregaDario Vergassola presenta il Premio Strega

Presentati ieri sera al teatro San Marco di Benevento, i dodici semifinalisti del sessantanovesimo Premio Strega. Una serata scandita dall’ironia di Vergassola ed il viaggio nella letteratura italiana.

La presentazione dei dodici semifinalisti del Premio Strega, si apre con una lunga attesa. Sono circa le 19.00, quando Dario Vergassola calca il palco del San Marco e rompe subito gli indugi dicendo “qui si parla di cultura e non so perchè hanno chiamato me”. Poi si scusa per il ritardo “il pullman è rimasto senza benzina, per colpa della Lega” e giù con altre battute nel pieno del suo stile. “Voglio rassicurarvi – dice Vergassola – la serata durerà solo 3 ore, quindi vi invito a chiamare e dire che c’è una bomba altrimenti non usciamo più”. Scherza il comico ligure e lo fa con una spalla d’eccezione, il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi. Immancabile il siparietto con Fausto Pepe, sindaco di Benevento, “spero toglierete presto l’Arco per far posto ad un bel parcheggio” e poi “Pepe, con un cognome così ha mai pensato di candidarsi a La Spezia?”



La serata va via che è un piacere e prima di dare spazio ai protagonisti, agli autori c’è ancora il tempo dei saluti e degli onori di casa, che toccano al primo cittadino sannita. “Sono felicissimo di essere qui, ospitiamo qui a Benevento per l’ottava volta il Premio Strega e questo non è un fatto scontato. Ringrazio la Fondazione Bellonci e Raffaele (Del Vecchio, assessore alla cultura e vicesindaco. ndr) la Strega Alberti. “Benevento – continua Fausto Pepe – è città della cultura, città Unesco dal 2011, e si appresta a diventare una città turistica. Avere qui, il Premio Strega - ha concluso – significa avere gli occhi puntati di tutto il Paese, perchè nei suoi 69 anni di storia il Premio ha raccontato ciò che accadeva nel Paese”.



Compiute le formalità di rito, il primo a salire sul palco è un remissivo Vinicio Capossela. Il musicista di origini irpine, al suo quarto scritto, presenta “Il Paese dei Coppoloni” edito da Feltrinelli e risponde con tono pacato, quasi intimorito “sono qui come aspirante stregone, in una terra, quella dei Sanniti vicina geograficamente e culturalmente a quella Irpina.” Già, la geografia, potrebbe essere uno dei punti essenziali dell’opera di Capossela che nel testo prova ad usare dei nomi che non coincidano con essa. Il motivo é semplice “le carte geografiche hanno ristretto il mondo”. Quello che parla, scrive, racconta é un Vapossela epico, dal tono immaginifico che prova a “rimodulare la materia in una lingua universale”.

Subito dopo è il momento di Mauro Covachic, con il suo “La sposa” edito da Bompiani. Un libro spontaneo, che ripercorre la storia di Pippa Bacca, “costruito una cattedrale di nessi, un romanzo destrutturato”. Covachic prova a raccontare, a dare un nome alle “cose che non vanno per il verso giusto, la mancata pienezza, l’arrischiamento totale anche a costo della vulnerabilità”, perchè in fondo, “un gesto artistico è anche un gesto di sacrificio”.

Arriva poi il momento del mistero, ad essere presentato “Storia della bambina perduta” edito da E/O della scrittrice senza volto Elena Ferrante.

Sul red carpet sannita è il momento poi del presidente nazionale di Slow Food, Nino Pascale, sannita e guardiese, che sancisce un legame indissolubile tra le eccellenze sannite legate al territorio e la cultura, i saperi. Slow Food che sarà presente anche all’Expo di Milano non senza qualche frizione. Ci saranno dice Pascale: “soggetti che hanno convinzioni diversa dalla nostra e non solo sul cibo. Oggi non bisogna aumentare la produzione ma la diffusione del cibo. Creare modelli di produzione Slow.” Sul palco con lui anche l’Amministratore Delegato della Strega Alberti che ribadisce come questa sia “un’occasione per rivedersi, e fa un certo effetto sentire che sia scontato avere qui a Benevento il Premio Strega”.

A prendersi l’applauso del San Marco è poi Vins Gallico con “Final Cut” edito da Fandango, un libro che l’autore ha pensato perchè “tutti siamo diventati così codardi e vili da non riuscire più a dirci delle cose”, che parla “dei sentimenti liquidi al tempo del web”, di “amori finiti” pur non mettendo “in discussione l’amore”. Anche perchè dice Gallico “ è inutile perdere tempo con un amore sbagliato”.

Tocca in seguito salire sul palco a Fabio Genovesi, con “Chi manda le onde” edito da Mondadori, seguito Da Nicola Lagioia con “La Ferocia” edito da Einaudi. Lagioia tenta di raccontare “il ritorno allo stato di natura da cui crediamo di esserci emancipati”, in cui “denaro e marciume vanno di pari passo” ponendo quesiti sul quel bivio universale che ci porta a scegliere tra “ barbarie e civiltà”.

Raffaele Del vecchio vicesindaco e Assessore alla Cultura del capoluogo sannita, ci tiene a ribadire che ormai da “ otto anni, insieme al Premio condividiamo questa responsabilità di presentare i dodici semifinalisti a Benevento”. Del Vecchio punta poi il dito contro chi considera “superflua la spesa per la cultura”, perchè la cultura “muove l’economia”.

“Il genio dell’abbandono” di Wanda Marasco edito da Neri Pozza, parla della travagliata storia di Vincenzo Gemito “un romanzo intriso di passi di resistenza”, la stessa che la Marasco offre alle domande no sense di Vergassola, prima che a salire sul palco tocchi a Marin Mizzau con “Se mi cerchi non ci sono” edito da Manni.

Chi parla invece di un Dante inedito, del dolore del Poeta è Marco Santagata con “Come donn innamorata” edito da Guanda.

A prendersi la scena è poi la scrittrice e giornalista sannita Melania Petriello, che propone un’ode a quelle “parole e storie non neutre, scomode, sovversive” che poi il direttore della Fondazione Brllonci dedica a chi per questo è sotto processo: Erri De Luca.

Prima della conclusione c’è però ancora il tempo conoscere “Via Ripetta 155” di Clara Sereni edito da Giunti e presentato da Benedetta Centovalli editore della Sereni. Un viaggio tra la canzone di lotta, il cinema sperimentale, l’epoca delle masse e dei collettivi nel decennio 68-77 senza però mai porsi alla testa del corteo.

Gli ultimi due autori a salire sul palco sono Paolo Zardi con “XXI Secolo” edito da Neo, ed il graphic novel di Michele Rech alias Zerocalcare con “Dimentica il mio nome” edito da Bao Publishing.

Michele Palmieri



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