Venerdì 18 marzo, alle ore 20.30, presso il Mulino Pacifico di via Appio Claudio, settimo appuntamento con la rassegna teatrale promossa dalla Solot Compagnia Stabile di Benevento in collaborazione con l’associazione culturale Motus.
La "Venere dei terremoti. Il cimento amoroso" di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati, questo il titolo dello spettacolo in programma il 18 marzo alle ore 20.30, presso il Mulino Pacifico di Benevento, scritto da Manlio Santanelli e raccontato da Roberto Azzurro. L’evento s’inserisce nell’ambito delle attività previste dal progetto “Cum grano salis” a cura dell’ ATS Motus – Solot, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale,vincitore dell’avviso pubblico del 30 ottobre 2012 “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.
Le note di regia
"Dopo anni di frequentazioni con il teatro e la narrativa di Manlio Santanelli, Roberto Azzurro decide di portare in scena “La Venere dei terremoti”, sfida davvero audace, trattandosi di un lungo racconto nato per la pagina scritta, la cui storia, sottotitolata come Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati, si svolge a Napoli, tra le impervie e suggestive strade di una città vivace e coinvolgente, così come suggestiva e allo stesso tempo coinvolgente è la scrittura che l’autore utilizza per questo racconto. Iperboli linguistiche da montagne russe, costruzioni sintattiche da fuochi d’artificio.
Un viaggio dunque, come all’interno di una navicella di un arcobalenatissimo otto volante, a tutta velocità per le strade di Napoli, innanzitutto. Ma viaggio è anche quello che l’autore ci conduce a fare tra le impervie acrobazie emotive e di certo poco razionali della psiche del protagonista. E un viaggio che, senza essere da meno ai grandi pittori o ai grandi scultori, Santanelli ci fa compiere sul meraviglioso corpo di Fortuna Licenziati, tra seni da “lupo fuori dal bosco”, glutei/pandori e gambe/colonnato di marmo di Carrara, insomma una donna da mille e una notte che condurrà inconsapevolmente (inconsapevolmente?) Luigino Impagliazzo al viaggio finale verso la pazzia…”.
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