Per la prima volta nella storia, dieci rifugiati provenienti da paesi diversi prenderanno parte ai Giochi Olimpici. Non hanno una bandiera, né un inno, ma il 5 agosto sfileranno anche loro al Maracanà di Rio de Janeiro, sventolando in alto la bandiera dai cinque cerchi olimpici.
Yusra Mardini, 18enne siriana che ora vive in Germania, gareggerà nel nuoto. Lei che nuotando nel mare Egeo trascinò per diversi chilometri il gommone su cui viaggiava, salvando la vita a una ventina di profughi. Stesso paese, stessa disciplina per Rami Anis: il 25enne, fuggito dalla Siria nel 2011, gareggerà per i 100 metri a farfalla. Accanto a loro ci saranno i cinque velocisti: Yiech Biel, James Chiengjiek, Anjelina Lohalith, Rose Lokonyen, Paulo Lokoro, tutti ventenni e originari del Sud Sudan. Il maratoneta Yonas Kinde, ha 36 anni e fuggì dall'Etiopia nel 2013. Yolande Bukasa Mabika, della Repubblica Democratica del Congo, gareggerà nel judo come nel 2013, quando proprio a Rio partecipò ai mondiali della categoria. Stessa disciplina anche per il 23enne People Misenga, anche lui congolese, che da anni vive in una favela brasiliana.
Sono loro i dieci atleti del Refugees Olympics Team, rappresenteranno più di 21 milioni di rifugiati nel mondo, ricordando che prima di essere profughi sono ragazzi e sportivi.
A cura di Marisa Labanca
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