Gli attivisti della campagna LasciateCIEntrare denunciano le condizioni di vita dei migranti accolti nel Cas di Telese Terme.
Sabato 19 novembre 2016 un gruppo di attivisti della Campagna LasciateCIEntrare ha incontrato i richiedenti asilo ospiti del Centro di Accoglienza straordinaria (CAS) di Telese in Via Vomero per discutere alcuni dei principali problemi e necessità che stanno incontrando.
“Il CAS – scrivono gli attivisti – gestito da un’associazione temporanea di imprese, di cui è capofila la Cooperativa sociale ‘La Vela’, è costituito da dieci case adiacenti, dove vivono 130 ragazzi, tutti giovani. Gli ospiti del CAS sono di differenti nazionalità e lingue. Una parte parla inglese, altri parlano francese, oltre, ovviamente, alla loro lingua madre e ad alcune lingue regionali/nazionali, ma alcuni di loro preferiscono ed hanno bisogno di parlare la propria lingua nazionale, come nel caso delle persone provenienti dal Bangladesh. Ci siamo confrontati con diverse persone ed osservato una parte degli ambienti di vita. In base ai colloqui avuti ed alle osservazioni realizzate, abbiamo individuato diversi livelli di criticità sui servizi che i gestori dovrebbero garantire secondo il Bando di gara della Prefettura di Benevento relativo ai servizi di accoglienza dei migranti richiedenti protezione internazionale. Nelle note che seguono, si evidenziano le principali criticità individuate”.
Poi il gruppo di attivisti della campagna LasciateCIEntrare Gennaro Avallone, Erminio Fonzo, Yasmine Accardo raccontano. “In primo luogo, si è riscontrata l'assenza di qualunque conoscenza della lingua italiana da parte dei migranti ospiti. Parlando con persone presenti in Italia da oltre sei mesi, è stato incredibile verificare l'impossibilità di avere un minimo di conversazione in italiano, rendendo palese che nessun corso di lingua e cultura italiana è stato proposto ai ragazzi. Sappiamo che c'è bisogno di tempo per apprendere un'altra lingua, ma il problema che si è riscontrato qui è la mancanza quasi totale di conoscenza anche solo di alcune parole. Questa mancanza è in contraddizione con quanto previsto dal capitolato del Bando di gara, che prevede di fornire il ‘servizio di mediazione linguistica e culturale’ e ‘adottare le misure necessarie per l'acquisizione degli elementi linguistici anche mediante adeguati servizi forniti sul territorio’. In secondo luogo, abbiamo verificato l'assenza di informazioni legali, in particolare di quelle fondamentali sia per il colloquio con la Commissione territoriale, sia, specialmente, per il futuro, soprattutto se gli ospiti dovranno gestire un diniego relativo alla domanda di protezione internazionale. È stato evidente che nessuno avesse parlato con un avvocato, rendendo così impossibile avere conoscenza rispetto ai propri diritti ed alle proprie condizioni ed opportunità future. A questo si aggiunge la questione fondamentale dei documenti, in particolare per i permessi di 6 mesi, perché molti dei richiedenti asilo ancora non sono in possesso dei documenti o sono in scadenza di quelli di 6 mesi e senza informazioni sui rinnovi, in una situazione che va verificata insieme a quella più generale su tutti i documenti necessari, tra cui quelli di identità e residenza. Queste condizioni rendono difficile qualunque processo di integrazione, ma anche l'accesso appropriato ai servizi sanitari, considerando che il Capitolato del Bando di gara prevede di ‘garantire l’attivazione di supporto sanitario di base e specialistico’. Questo aspetto, come il primo rilevato in precedenza, contrasta con quanto previsto dal Bando di gara, secondo cui bisogna ‘garantire l'orientamento e l'accompagnamento nell'interlocuzione con gli attori istituzionali preposti alle diverse fasi della procedura di riconoscimento della protezione internazionale’, ‘garantire l'orientamento e l'accompagnamento in materia di procedure burocratico - amministrative’ e ‘garantire l'informazione sulla normativa italiana in materia di ricongiungimento familiare, il supporto e l'assistenza all'espletamento della procedura’. In terzo luogo, è stata evidente la mancanza di abbigliamento adeguato, particolarmente di vestiti invernali e scarpe. È risultata chiara la mancanza di dotazione adeguata al periodo autunnale e, prossimo, invernale. E questo si verifica anche per la dotazione per i letti, non sufficiente in relazione alla stagione. Queste importanti mancanze sono state riscontrate nonostante il Bando di gara preveda la fornitura di ‘vestiario adeguato alla stagione, intendendo la fornitura del minimo necessario al momento dell'accoglienza presso la struttura e il rinnovo degli stessi beni’e degli ‘effetti letterecci adeguati al posto occupato (…) periodicamente cambiati per l'avvio ai servizi di lavanderia’. In quarto luogo, si è verificato un rapporto debole con gli operatori del CAS. Se alcuni volontari non incontrassero i ragazzi e questi ultimi non svolgessero piccoli acquisti nei negozi vicini, i rapporti con la popolazione locale sarebbero assenti. Questa condizione rende difficili sia l'integrazione sociale sia, tra l'altro, l'appropriato accesso ai farmaci, anche nel caso di dolori comuni come il mal di testa. In quinto luogo, è stato evidenziato un problema con il cibo, perché cucinato altrove e lontano e, soprattutto, perché ripetitivo, con la fornitura continua di pasta e, quindi, troppo sbilanciato dal lato dei carboidrati. Anche per questo aspetto si evidenzia la discrasia con il Bando di gara, nel quale si prescrive che ‘nella scelta degli alimenti sarà posta la massima cura nel proporre menù non in contrasto con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti’. In sesto luogo, si è registrata mancanza di supporto psicologico, che non solo è fondamentale per gli ospiti di un CAS, in quanto svolge un ruolo molto utile per le condizioni di salute individuale e collettiva, ma è anche previsto tra le attività necessarie all'integrazione in forma di sostegno socio-psicologico”.
Non solo, la nota prosegue. “Infine, si sono registrate inadempienze rispetto all'erogazione dei pocket money, con ritardi la cui motivazione non è nota. Considerando quanto indicato nel Bando di gara e la funzione sociale che i centri di accoglienza straordinaria, al pari dei servizi Sprar, dovrebbero svolgere e garantire, le attività realizzate nel e dal CAS sito in Telese andrebbero fortemente potenziate: sia per adempiere pienamente a quanto indicato dal Bando di gara, sia per sostenere i bisogni delle persone ospiti, unico reale motivo di esistenza di una struttura di accoglienza. In particolare, l'implementazione di tutti i servizi, a partire dal corso di italiano e dal sostegno legale circa la situazione personale attuale e le opportunità future per ognuno, è fondamentale per evitare giornate fortemente ripetitive, che indeboliscono le persone e non contribuiscono a ridurre l'ansia e pensare al proprio futuro”.
Inoltre gli attivisti ricordano che, “la funzione dei CAS deve essere di sostegno, accompagnamento ed inserimento sociale dei migranti richiedenti protezione internazionale e non di mero contenimento se non, addirittura, di indifferenza, abbandono e passivizzazione delle persone ospitate. La loro gestione deve essere orientata, quindi, dal rispetto dei bisogni e diritti delle persone accolte, così come disposto dalla legge e dal Bando di gara della Prefettura di Benevento, evitando di privilegiare qualunque interesse individuale contrastante. Per l'insieme delle ragioni evidenziate, in data 28 novembre abbiamo inviato formale richiesta alla Prefettura di Benevento di effettuare le opportune verifiche relativamente alla gestione del CAS di Telese. Abbiamo chiesto, specificamente, di garantire l'applicazione di ciò che il Bando di gara stabilisce, in modo da rispettare le esigenze di quanti sono accolti e perché il servizio a cui la collettività europea ed italiana contribuisce sia svolto nel migliore dei modi, al fine di favorire processi di rafforzamento ed utile accoglienza delle persone richiedenti asilo e protezione internazionale”.
Prima di concludere gli attivisti ricordano che, “A questa richiesta non è seguita alcuna risposta ufficiale né, tanto meno, la situazione è cambiata. Anzi, con l'arrivo del freddo invernale è peggiorata. 130 persone stanno vivendo con l'erogazione ad intermittenza dell'acqua calda, al pari della luce, e senza accesso garantito ai medicinali, per i quali alcuni volontari ed alcune volontarie locali hanno effettuato una raccolta. Tra essi è attivo, tra l'altro, il gruppo che anima l'iniziativa Versus Festival grazie alla quale le persone ospiti del CAS hanno avuto rapporti più continui con la popolazione locale, condividendo delle attività, tra cui un corso autogestito di introduzione alla lingua italiana, ed un progetto di integrazione e reciproca conoscenza. Ovviamente, questi interventi volontari, fondamentali per affrontare la contingente emergenza, non possono sostituirsi agli obblighi di chi gestisce il CAS. Al fine di sollecitare i necessari adempimenti ed interventi abbiamo deciso, pertanto, di rendere pubblica questa situazione, certi che in gioco, qui, c'è non solo la qualità dell'accoglienza ma anche della convivenza presente e futura che vogliamo costruire”.
:: Questo articolo è stato stampato dal quotidiano online ilQuaderno.it ed è disponibile al seguente indirizzo:
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