Sono stati presentati presso il Museo del Sannio gli Atti della Prima Edizione della “Biennale di Studi Longobardi” che si svolse nel maggio del 2014, su iniziativa della Provincia di Benevento.
“E' un grande merito saper fare bene le cose pur non avendone i mezzi sufficienti”. Lo ha dichiarato il docente Marcello Rotili, Ordinario dell’Università della Campania, del corso della presentazione presso il Museo del Sannio degli Atti della Prima Edizione della “Biennale di Studi Longobardi” che, per iniziativa della Provincia di Benevento, si svolse nel maggio del 2014. Il volume, di circa 800 pagine, costituisce il frutto di tre anni di lavoro scientifico e di intesa istituzionale con la Rocca dei Rettori, presieduta da Claudio Ricci, insediatosi dopo la conclusione di quelle giornate di studio.
L'Amministrazione presieduta da Ricci, infatti, pur non avendo più la Provincia la competenza in materia di cultura, secondo la legge n. 56, ha comunvoluto continuare nel lavoro di valorizzazione dell'epoca longobarda e delle sue emergenze culturali, artistiche e storiche sul territorio sannita, proseguendo il lavoro svolto dai predecessori nella carica.
Alla presentazione degli Atti, il docente dell’Università del Sannio Aniello Cimitile; il Vicario Episcopale per i Beni Culturali Mario Iadanza, oltre agli stessi Rotili e Ricci. Numerosi gli studiosi presenti tra il pubblico, nonché alcuni tra i consiglieri provinciali del 2014 e quelli attualmente in carica.
Come ha sottolineato proprio il presidente Ricci, dopo il 2014 la legge non assegna pià alle Province la gestione della cultura; tuttavia, ha sottolineato il Presidente, nel patrimonio dell'Ente sannita monumenti e poli culturali prestigiosi, come appunto il Museo del Sannio, che custodisce reperti di immenso valore, anche di epoca longobarda e dove di fatto si realizzarono in epocamedievale le maggiori produzioni storiche artistiche culturali del Ducato e Principato longobardo di Benevento.
“Non potevamo tenere chiuso uno scrigno come questo Museo e gli altri che la Provincia ha realizzato nel corso degli anni” - ha spiegato Ricci. “Abbiamo fatto di tutto, inventandoci anche iniziative e soluzioni estemporanee, per fare in modo che la società civile non fosse privata di un tratto distintivo della sua storia. Abbiamo cercato sinergie con istituzioni culturali anche straniere (il Paul Getty Museum e la Fondazione Egizia di Torino); abbiamo sollecitato l'imprenditoria privata per sostenere le nostre attività culturali. Questo libro sulla prima Biennale che consegniamo al pubblico è la testimonianza di questo nostro impegno a favore della collettività” - ha sottolineato Ricci. Il volume, infatti, raccoglie le relazioni scientifiche di un gran numero di insigni studiosi di caratatura mondiale sull'epoca longobarda, che si alternarono al tavolo di presidenza dello stesso Museo del Sannio tre anni or sono: la sua presentazione costituisce una sorta di biglietto da visita per la II Edizione della Biennale che, com'è noto, aprirà i propri battenti tra qualche giorno a cura dell'Università del Sannio. “Questo libro, ha detto Ricci, vuole essere un incoraggiamento alla classe dirigente sannita e beneventana per fare ancora di più favore della riscoperta e della valorizzazione dei nostri insediamenti longobardi. Dobbiamo avere tutti il sano orgoglio di proclamarci parte di una storia prestigiosa che è testimoniata da tante straordinarie tracce sul nostro territorio”.
Intervenendo nei lavori il “past president” della Provincia, Aniello Cimitile, ha ricordato come la sua Amministrazione volle, nel solco di quanto fatto da quella di Carmine Nardone, promuovere la rinascita degli studi longobardi con due grandi iniziative: la “Primavera longobarda” e appunto la “Biennale longobarda”. “L'Università del Sannio, avendo come sua missione la ricerca, ospiterà ora la Seconda Edizione della Biennale. L'auspicio è che questa nuova iniziativa serva a cancellare definitivamente la convizione che l'epoca longobarda sia finita in Italia nel 774 ad opera di Carlo Magno: in realtà, la Longobardia meridionale e cioé il Principato longobardo di Benevento ha avuto vita autonoma, grazie soprattutto ad Arechi II, fino al 1070, cioè per altri secoli rispetto a Pavia”.
Per il Sottosegretario di Stato Del Basso De Caro, è indubbiamente un problema di non poco conto quello di assicurare la rinascita dei poli culturali del Sannio, a ragione degli elevati costi di gestione di ciascuno di essi, ma anche della difficoltà di coordinamento tra le Istituzioni che se ne occupano. “Il convento è ricco, ma i monaci sono poveri”: questa la metafora usata dal Sottosegretario per spiegare la situazione. Egli, comunque, ha individuato nello strumento di una Fondazione, che veda riuniti Istituzioni pubbliche e Soggetti privati, il principale attore per la rinascita dei Musei e dei siti di interesse storico, artistico, archeologico di cui il territorio sannita è ricchissimo.
Il prof. Mario Iadanza, che fece parte del Comitato Scientifico della prima Biennale, ha sottolineato come nel Sannio gli studi, i libri, le pubblicazioni, le Conferenze sull'epoca longobarda siano di antica data e memoria con la partecipazione di insigni studiosi anche stranieri (per es. Thomas Forrest Kelly o Jean M. Martin) che hanno contributo con il loro lavoro al recupero delle produzioni più importanti di quell'epoca straordinaria, nonché all'impegno profuso dalla stessa Chiesa beneventana, con l'Ufficio diocesano ai Beni culturali, per la prima esposizione dello straordinario patrimonio di Codici e pergamene custoditi nella Biblioteca Pacca e in quella Capitolare.
Il prof. Rotili, responsabile del Comitato scientifico della Biennale, ha infine illustrato il lavoro svolto per la pubblicazione di Atti che non rappresentano, ha precisato, soltanto la riproduzione degli interventi svolti nel 2014 al Museo del Sannio, ma anche studi più vasti ed articolati da parte di studiosi provenienti da tutta Europa. Il contributo scientifico dato da tanti studiosi per la prima Edizione della Biennale, ha concluso Rotili, è senz'altro un otttimo viatico per la seconda Edizione ed è testimonianza della rinascita degli studi e dell'interesse attorno all'epoca longobarda e al Principato di Benevento.
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