Vernissage della personale di Italo Mustone a cura di Francesco Creta.
La Rassegna Arte Piana in circa diciassette anni di attività ha prodotto una serie di mostre e di eventi rivolti a riaccendere il dibattito sui movimenti e le personalità che hanno animato il dibattito delle arti nel Sannio.
La programmazione, nell’approfondire gli episodi d’arte più significativi e riflettere sull’identità culturale del territorio, ha proposto a un pubblico non specialistico eventi d’arte in uno spazio altro, diverso dalla tradizione: musei, gallerie o sale istituzionali. La rassegna fu inaugurata nel 2000 con una mostra personale di Italo Mustone dal titolo “Natura…morta”. In un contesto dove gli usi sociali e culturali ben si combinavano, Mustone, estraneo a ogni sorta di formalismo, con una mostra denuncia riuscì ad avvicinare un pubblico poco motivato al suo progetto d’arte.
Dopo circa un ventennio l’artista, rafforzato nella sua ricerca, torna ad Artepiana con una mostra ancor più singolare “Uomini, Sagome, Segni” a cura di Francesco Creta. "Nella pittura di Italo Mustone l’uomo – scrive il giovane critico - diviene sagoma, ripetuta all’infinito, denuncia dell’omologazione contemporanea. L’uomo diviene parte della folla, moltitudine che può essere mare o vulcano, segno nitido, ora confuso, nuova forza della natura. Dall’omologazione alla schiavitù tecnologica, le figure di Mustone sono androidi che hanno al posto del cuore un processore, o esseri minuscoli imprigionati in una scheda madre, a riportare alla mente le atmosfere distopiche di Metropolis di Fritz Lang. In una continua composizione basata sul colore, tra i fondi piatti e le figure bidimensionali, emerge la profonda conoscenza degli accostamenti cromatici. Una ricerca sperimentale che si è sviluppata negli anni su queste tematiche, delineando uno stile forte e riconoscibile, ma non banale e sempre attento all’espressione estetica. Negli spazi dell’hotel la Piana, l’artista propone i suoi ultimi lavori e in particolare la serie dedicata agli elementi, dove partendo dalla Teoria dei quattro elementi di Anassimene di Mileto, sceglie di rappresentarli in quattro tondi, dove dal rosso al blu, dal bianco al nero, il colore domina la composizione, dove le sue sagome diventano moderni pittogrammi preistorici, antesignani della pittura moderna, vivendo il continuo scambio tra le suggestioni alchemiche e le teorie della “società liquida”, teorizzata da Zygmunt Baumann nella “Concezione sociologica che considera l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile.” Mustone lavora con sapienza su una società che non si regge più in piedi, in cui il singolo scompare fagocitato da un’unità più grande, imponendoci una profonda catarsi e interrogandoci continuamente sulla nostra identità, che nella nostra società contemporanea diviene ogni giorno sempre più dubbia. Francesco Creta, mutuando Joseph Roth, coglie in Uomini, Sagome, Segni di Mustone il mistero di “come i singoli, che però formano la massa, rinuncino alle loro qualità, perdano persino i loro istinti primari. Il singolo ama la propria vita e teme la morte. Tutti insieme fanno spreco della vita e disprezzano la morte. Il singolo non vuole andar soldato né pagare le tasse. Insieme, vanno volontari e vuotano le loro tasche. E una cosa è autentica come l'altra”.
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