Giorgia Orlandi di Euronews ci porta a Camalò, un paese a circa 10 km da Treviso, qui Antonio e la moglie Nicoletta hanno deciso di ospitare 6 migranti di origini africane, poco più che ventenni, la stessa età dei loro quattro figli con in quali convivono. Un' esperienza diventata modello di accoglienza che ha vinto il premio "Cittadino Europeo" 2018.
Il loro esempio impone una riflessione su come funziona davvero il sistema della "seconda accoglienza" in Veneto, ma anche in Italia. Sahiou, Mohammed, Braima, Siaka, Tidja, Saeed sono i sei migranti di orgine africana che, tre anni fa, in questa casa hanno iniziato una nuova vita, dopo essere sopravvissuti ad una delle tante traversate del mediterraneo a bordo di un gommone. La famiglia Calò ha dato loro non soltanto un alloggio, ma anche le abilità ed una formazione necessaria, attraverso percorsi individuali, per intergrarsi all'interno della società. Un modello possibile e riproducibile diventato una formula 6 + 6 x 6, ovvero 6 migranti per 5.000 abitanti, 2 per 10.000 e così via .
Il "x 6" deriva dall'idea che l'equipe di professionisti assunti per seguire il gruppo, come nel caso Calò: dal medico, alla psicologa all'insegnante siano in grado di seguire fino a 6 nuclei. In un momento in cui le politiche migratorie dividono i paesi europei, l'idea é stata premiata per la capacità di rafforzare il dialogo tra i popoli. Siaka , uno dei ragazzi ospitati, dice che non pensava di poter vivere con una famiglia italiana, che hanno vinto il premio perché tutti hanno pensato che era impossibile, mostrando invece che è possibile.
Oggi i signori Calò entrambi insegnanti, vivono in una canonica della parrocchia di San Michele Arcangelo. Il loro progetto si è avvalso nei primi mesi di finaziamenti sia europei che italiani gestiti da una cooperativa locale. Antonio Calò parla della loro coscienza civile e cristiana, difficile da far tacere. Un giorno, quando il 18 aprile 2015 sono morti tantissimi migranti, l'ha colpito profondamente questa impotenza e ha sentito di dover fare qualcosa . Nicoletta Ferrara, sua moglie, spiega che, sin dai primi giorni, la vita con i migranti é stata densa di emozioni molto forti perché i ragazzi erano felicissimi e l’hanno detto subito nei giorni successivi, cominciando a chiamarli papà e mamma. L'accoglienza integrata secondaria è quella che riguarda la fase che succede agli hotspot, quindi dopo gli sbarchi e si occupa dei migranti che hanno fatto richiesta d'asilo. Secondo gli ultimi dati del 1 aprile 2017, sono presenti nel sistema SPRAR 25.743 persone di cui duemila minori non accompagnati. Sono in tutto circa 638 i progetti in toale, di questi 19 in Veneto, che si classifica al nono posto.
Prima su tutte le regioni con un numero totale di progetti pari a 107. Per capire i numeri dell'accoglienza secondaria è fondamentale capire che cosa si intende per Accoglienza Straordinaria ovvero CAS. Poichè il sistema SPRAR e la sua diffusione sul territorio dipende dalla volontà dei singoli comuni la sua diffusione è ancora limitata su base voontaria, sono stati introdotti i CAS concepiti come strutture di transito dei migranti ma che di fatto sono doventati ormai la regola. La loro gestione a differenza degli SPRAR dipende dalla prefettura e dal ministero dell'Interno dunque non direttamente dalle amministrazioni locali. Giovanni Manildo, ex sindaco di Treviso sotto al quale sono stati varati diversi progetti SPRAR, ci spiega che troppe volte il tema dell'immigrazone è stato gestito con pregiudizi, che l'unico modo per affrontare queste situazioni è che ognuno, ad ogni livello, faccia la propria parte sia a livello europeo che livello nazionale ed anche i comuni, indipendetemente da chi è sindaco. Nonostante il Veneto sia una delle prime regioni d'Italia per numero di cittadini stranieri residenti, circa 90.000 , a Treviso, come in molte altre città è difficile trovare strutture in grado di dare riparo a persone. Qui come nel resto d'italia la cosidetta “accoglienza secondaria”, integrata è spesso ostacolata da scelte politiche.
In Veneto, il modello Calò deve confrontarsi non solo con le critiche locali, ma anche con chi la pensa diversamente, soprattutto tra le fila della Lega, primo partito nella regione alle ultime politiche. Tra l'altro Treviso ha da poco eletto un sindaco leghista. Roberto Ciambetti ,Presidente del Consiglio Regionale del Veneto , dice che si assiste a situazioni con gente stipata in dormitori che fanno pensare all'esistenza di un business. I comuni hanno già di per sè una situazione complicata e appensatire la macchina del comune con ulteriori incombenze crea problemi di disparità di trattamento tra i cittadini. Per Don Baratto, direttore dell'Ufficio per la pastorale delle migrazioni Migrantes della diocesi di Treviso e presidente del Giavera Festival, evento annuale nato per promuovere il dialogo tra i popoli, i migranti sono una ricchezza.
:: Questo articolo è stato stampato dal quotidiano online ilQuaderno.it ed è disponibile al seguente indirizzo:
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