Tributi alti nonostante il fermo il ciclo rifiuti non lavori a pieno regime, a seguito del fermo di Casalduni, con il paradosso della città di Benevento, dove si paga il tributo per la depurazione, "ma i commercianti sono costretti a mettere minidepuratori", è l'accusa di Ruggiero.
"In un momento di estrema difficoltà per la gestione del ciclo dei rifiuti nel Sannio, dovuta al fermo dell'impiantistica dopo i noti fatti di Casalduni, ci saremmo aspettati che la Provincia di Benevento avesse rivisto, anche simbolicamente, l'aliquota della Tefa, cioè di quella tassa che i cittadini versano ogni anno ai Comuni e che successivamente questi versano nel bilancio della Rocca". E' quanto argomenta il consigliere provinciale Giuseppe Antonio Ruggiero.
Per Ruggiero l'aliquota della Tefa non poteva essere aumentata essendo già al massimo. Il consigliere provinciale evidenzia inoltre che i Comuni - e di conseguenza i cittadini - affronteranno quest'anno maggiori costi, con conseguente maggiori introiti per la Provincia di Benevento e ritiene che pertanto sarebbe stato opportuno o ridurre l'aliquota o destinare le eventuali maggiori entrate esclusivamente per opere di risanamento ambientale.
"E' evidente - aggiunge Ruggiero - che all'approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2019 chiederemo una dettagliata analisi degli interventi che il Presidente Di Maria intende avviare considerato che la Tefa è pur sempre un tributo concepito per interventi di ristoro ambientale, rendendo inoltre i Comuni edotti di come vengono spesi i soldi versati dai cittadini e giustificandone anche i motivi che hanno portato all'applicazione dell'aliquota massima. Ma nel Sannio, ed in particolare nella città di Benevento, la storia dei tributi è tutta da raccontare. Non parliamo solo delle già citate vicende legate alla Tefa e ai costi di smaltimento sostenuti dalla società provinciale Samte, per cui il Comune di Benevento nonostante incassi dai cittadini ogni anno il tributo dovuto, con ricorsi alla tariffa e dimenticanze abnormi, successivamente non effettui i relativi versamenti, ma anche dei canoni legati all depurazione, anch'essi annualmente versati dai cittadini, in una città che nel terzo millennio in tema di depurazione è paragonabile ad una favelas brasiliana. Infatti il depuratore è un'opera oggi già appaltata, ma successivamente ubicata in altro sito per problematiche alluvionali, che a distanza di diversi mesi ancora non ha visto un progetto definitivo su cui esprimere i rispettivi pareri, fra cui proprio uno dei più importanti come quello della Provincia di Benevento, essendo il corpo recettore, in questo caso il fiume Calore, di competenza esclusiva della Provincia di Benevento che rappresenta in questo caso l'autorità idraulica".
"Intanto - continua ancora Ruggiero - i commercianti di Benevento sono costretti per aprire una nuova attività ad istallare dei minidepuratori, nonostante la cittadinanza di Benevento regolarmente paghi il tributo per la depurazione. Una situazione paradossale che farebbe saltare sulla sedia qualsiasi amministratore, mentre Mastella pensa di saltare su un'altra sedia, e cioè come da lui affermato proprio davanti a decine di commercianti, sulla quella di Palazzo Santa Lucia per la Presidenza della Regione Campania. Si direbbe una strategia di distrazione di massa, per distogliere l'attenzione della città dalle tante questioni che evidenziano un livello amministrativo estremamente limitato, con questioni che interessano anche le comunità sannite, considerando che l'inquinamento del fiume Calore non è solo affare di Benevento, ma anche dell'intera valle Telesina. Il Sindaco di Benevento è continuamente alla ricerca di escamotage per addossare ad altri le proprie responsabilità, come quando chiamò in causa la Provincia di Benevento per il risanamento della discarica di piano Borea, maldestro tentativo di liberarsi di responsabilità unicamente a lui ascritte. Il Mastellismo è anche questo".
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