È forse uno degli argomenti più chiacchierati per quanto riguarda la scena politica nel nostro Paese, pur in un anno particolarmente travagliati che ha portato anche al rimpasto del Consiglio dei Ministri, con una rappresentanza del PD che ha preso il posto della frangia leghista. Stiamo parlando del Decreto Dignità, che tra le sue norme prevede alcuni passaggi relativi al cosiddetto gioco d’azzardo.
Si tratta di alcune norme che di fatto tolgono ogni possibilità di fare pubblicità o comunque parlare apertamente del gioco d’azzardo e della possibilità di giocarsi, e di conseguenza vincere, dei soldi. Nel testo non c’è scritto nulla che vieti la possibilità di leggere guide o di informarsi come giocare alla roulette online o ad altri giochi da casinò, ma fondamentalmente non è possibile per le piattaforme fare della pubblicità ai prodotti offerti sui vari giochi.
Ma scendendo un po’ più nei particolari, il Decreto Dignità e nello specifico le norme che si occupano della pubblicità e dell’informazione ha in effetti rovinato il mercato di quello che viene definito – a volte con troppa leggerezza e commettendo dunque un errore di fondo – il gioco d’azzardo? Andiamolo a scoprire con una serie di numeri che mostrano i pro e i (tanti) contro di questa nuova normativa.
Pagano per tutti piattaforme e… società
Partiamo dai contro delle norme del Decreto Dignità, che a dire la verità non sono pochissimi. Anche perché, se un Governo nazionale nega la possibilità di fare pubblicità a una qualsiasi azienda, è quest’ultima che ne paga le conseguenze più grandi. Così, le piattaforme dedicate ad esempio a poker e scommesse sportive, tanto quanto i casino online, sono costrette a fare quasi nozze con i fichi secchi.
Basta fare un giro sui social network, dove solitamente era possibile far circolare in maniera più veloce e virale le informazioni sui casino online e sulle piattaforme di gaming in generale, considerando proprio la natura “social” e il fatto di poter dare tante notizie in poco tempo e a tantissima gente. Tuttavia, la politica è stata quella di far addirittura chiudere le pagine ufficiali a chiunque, con “ragione sociale” in Italia si limitasse anche solo a parlare di gioco d’azzardo su Facebook.
Di fatto, solo le compagnie che operano in Italia e che hanno impostato sui social network una nazione diversa da quella italiana, hanno la possibilità di continuare a “circolare” su Facebook e sulle altre piattaforme “sociali”. Questo non può che implicare se non altro una grave perdita sulle informazioni da recapitare ai clienti in un lasso di tempo breve, anche perché in caso contrario basta fare una ricerca sui motori di ricerca per conoscere tutto.
Ma a perderci tanto, soprattutto in termini di milioni di euro, sono anche quelle società che si sono affidate alle società di gaming per aumentare il proprio portfolio di sponsor. Basti pensare a società di calcio come Juventus e Roma, che per anni hanno affidato il proprio main sponsor (ovvero quello che appare sulle maglie) a compagnie di scommesse sportive o poker, e dopo l’applicazione del Decreto hanno visto andare in fumo diversi milioni e sono dovuti correre ai ripari.
La gente risponde presente
A una prima occhiata, dunque, potrebbe sembrare che l’applicazione del Decreto Dignità abbia portato solo conseguenze negative per quanto riguarda la sfera del gaming. Tuttavia, basta guardare alcune statistiche per far affiorare un grande e storico assunto che riguarda i nostri connazionali: agli italiani piace giocare, talvolta anche d’azzardo, e lo sta dimostrando in maniera chiara anche in questo momento difficile.
Basti ad esempio prendere in esame alcuni dati relativi alla mole di gioco online delle principali discipline da casinò, come il blackjack, la roulette, il punto banco e tanti altri. Scopriremo che negli ultimi mesi c’è stato un costante incremento della mole di gioco e del volume di affari generato dai casino online. Persino nei mesi che hanno succeduto l’applicazione delle norme che compongono il Decreto Dignità.
L’unico settore del gioco che è uscito con le ossa rotte da questi ultimi mesi un po’ travagliati è senza dubbio il poker. Se andiamo ad analizzare gli stessi dati che riguardano i giochi da casinò, infatti, andiamo a vedere che sia i tornei programmati che il cash game hanno subito una serie di battute di arresto sul piano statistico, in merito alla presenza di giocatori ai tavoli che, di conseguenza, del volume di affari creato.
Questa flessione può essere anche vista come una conseguenza diretta del divieto di pubblicità, anche se il poker online in Italia ha problemi con radici ben più profonde. Verrebbe da dire che il gaming online piange con un occhio solo, anche se persino le scommesse sportive hanno ottenuto un incremento nel volume di affari, nonostante questa sia stata un’estate sulla carta piatta a causa dell’assenza di grandi eventi sportivi (come ad esempio Mondiali ed Europei).
In conclusione possiamo dire che il “taglione” imposto dalle norme del Decreto Dignità è molto meno forte di quanto sia stato dichiarato finora. Le conseguenze negative ci sono e sono evidenti, ma la verità fondamentale è che gli italiani veri continuano a giocare e lo faranno sempre.
:: Questo articolo è stato stampato dal quotidiano online ilQuaderno.it ed è disponibile al seguente indirizzo:
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