Qualche riflessione sull'impoverimento della lingua italiana

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Scrivere è tornato attuale. Grazie ai social, alle email ed ai messaggini, la scrittura ha avuto il suo riscatto. Solo che il rischio è anche l'impoverimento della lingua.

E' vero che ogni mezzo richiede un suo linguaggio, i suoi termini. Pensiamo al telegramma, si scrive in un certo modo perché bisogna economizzare sulle parole. Stesso discorso per gli sms, che hanno generato però tutta una serie di sigle che stanno invadendo anche altri campi della comunicazione. Quanti sanno cosa significhi tvb, c6, asp o grz? Insomma, si ha la sensazione di andare incontro ad un impoverimento della lingua.

Insomma scrivere vuol dire comunicare, trasferire ad altri emozioni, stati d'animo, non solo concetti, altrimenti il rischio è cadere nel “burocratese”. L'altro rischio da scongiurare è quello degli inglesismi. Esempi? “Con il back to school le vendite dovrebbero aumentare”. Back to school? Ma non sarebbe meglio dire “La riapertura delle scuole porterà a maggiori vendite?”. Per non parlare dei termini che ci arrivano dalle istituzioni, come “Jobs act”. Ma siamo in Italia o negli Stati Uniti? Non sarebbe meglio chiamare il provvedimento semplicemente Nuova Legge sul lavoro?
O ancora, “ci vediamo settimana prossima”. E l'articolo che fine ha fatto? Dulcis in fundo, a proposito di articoli, si nota una tendenza, da qualche anno a questa parte, ad usare l'articolo femminile al posto del maschile. Una tendenza che parte dalla televisione. Spesso si sente dire dal giornalista di turno “Arrivederci dalla TG1”. Ma il TG è maschile, telegiornale vuole quindi l'articolo “il”, non “la”, che è femminile.

Cosa fare in tutti questi casi? Come orientarsi in caso di dubbi per scrivere e parlare meglio? Può essere utile consultare validi dizionari online, come ad esempio Woxikon che è semplice ed immediato da usare, sia per cercare termini nel dizionario sia per scovare sinonimi o verificare la coniugazione dei verbi. Molto utile, inoltre, perché prevede più lingue.

Insomma, gli strafalcioni sono sempre dietro l'angolo. Un tempo si poteva tranquillamente prendere come riferimento giornali radio e televisione quali fonti autorevoli per la lingua. Oggi, come accennato, rischiamo spesso di confonderci.

Sia nei casi in cui dobbiamo scrivere per lavoro, per studio o anche sui social, è sempre utile consultare dizionari online, non solo per cercare e verificare termini, ma anche per trovare sinonimi ed arricchire quindi il nostro scritto, oppure cercare la coniugazione dei verbi o verificare le regole grammaticali.

Nel romanzo “Una storia semplice” di Leonardo Sciascia un magistrato pone una domanda al suo vecchio professore:

«… Nei componimenti di italiano lei mi assegnava sempre un tre, perché copiavo. Ma una volta mi ha dato un cinque: perché?».
«Perché aveva copiato da un autore più intelligente».
Il magistrato scoppiò a ridere. «L’italiano: ero piuttosto debole in italiano. Ma, come vede, non è poi stato un gran guaio: sono qui, procuratore della Repubblica…».

«L’italiano non è l’italiano: è il ragionare» disse il professore. «Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto».

La battuta era feroce... ma sempre attuale, purtroppo!



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