Referendum immigrazione, dissenso dei sanniti in Svizzera: 'Paese democratico ma il razzismo esiste'
13:25:51 4794Un referendum choc che avrà ripercussioni evidenti per frontalieri ed immigrati che vivono ed operano in Svizzera. Mentre in Italia il dibattito è ancora aperto, ecco che in Canton Ticino, ad esempio, si sta già passando ai fatti: in piedi c'è l'ipotesi di introduttre restrizioni destinate anzitutto a quelli che vengono definiti i "padroncini", ovvero artigiani e liberi professionisti che lavorano presso privati e cantieri. E se i "frontalieri" si sentono sviliti ed arrabbiati, non lo sono da meno i tanti sanniti che vivono ormai da tempo nel Paese elvetico. Ogni comune della provincia di Benevento ha almeno un immigrato in Svizzera, senza contare vere e proprie "colonie" di sanniti che ci vivono stabilmente, specialmente quelli provenienti dai comuni del Tammaro e del Fortore. Quello che più ha fatto parlare è proprio un sannita, per la precisione di Apollosa, che è stato tra i promotori del referendum immigrazione, quel Sergio Savoia già ribattezzato come "lo svizzero che vuole meno italiani". Ma al di là di quelle che sono le posizioni del leader dei Verdi del Canton Ticino, il dibattito è destinato a crescere anche tra i sanniti. Pietro Bozzuto, 69 anni, emigrato in Svizzera quando di anni ne aveva 19 (e da otto anni doppio cittadino), nativo di Castelpagano, è da sempre attivo nelle Associazioni Italiane in Svizzera, sia a livello nazionale che regionale (per un ventennio è stato presidente dell'Associazione Campana in Svizzera fino a fondare, nel luglio 2004, unitamente ad altri conterranei, l'Associazione "I Sanniti in Svizzera", molto attiva nel territorio elvetico: "Siamo tantissimi - ha dichiarato Bozzuto in un'intervista rilasciata a "Il Quaderno.it" - il prossimo 29 marzo terremo la nostra tradizionale 'Festa sannita di Primavera' che si terrà ad Adilswil (Zurigo)". Dal programma sembra proprio avere a che fare con una delle tante sagre dei comuni sanniti in estate: musica popolare, cucina e vino sannita "a prezzi modici". Bozzuto taglia corto e si scaglia proprio contro il "conterraneo" Savoia: "Nessuno stupore - ha affermato al nostro portale - ci sono decine e decine di emigrati come Savoia. Non lo conosco personalmente ma non mi meraviglio più di tanto se penso che politici come il sindaco di San Giorgio la Molara, Luigi Paragone, che per anni è stato molto vicino alla Lega Nord, oppure personaggi come Bonanno o Razzi con quest'ultimo che è stato votato da noi emigrati per poi "tradirci" una volta arrivato a Roma, amministrano in realtà del Mezzogiorno senza problema". Secondo Bozzuto "il voto svizzero sulla limitazione degli stranieri è frutto di ignoranza. Il concetto è questo: se loro facilitano l’ubicazione delle aziende lombarde, tedesche e francesi nel territorio elvetico è normale che c’è bisogno di mano d’opera a basso costo per questo motivo si è arrivati ad avere un terzo della popolazione svizzera col passaporto straniero. Questo voto cancella gli accordi bilaterali con l’Unione Europea dove è garantita la libera circolazione delle merci e delle persone." Secondo il segretario dell'associazione 'Sanniti in Svizzera", i problemi sono molteplici: "Il razzismo esiste anche qui - ha ammesso - almeno il 25% della popolazione elvetica lo è". Ma c'è anche chi sostiene il contrario, come Bruno, anche lui sannita di Zurigo: "La Svizzera resta uno dei Paesi più democratici - ha assicurato - e continua a credere nelle virtù della democrazia e soprattutto della democrazia diretta, che permettere al popolo di esprimersi su qualunque argomento, anche quelli meno graditi al governo e all’istituzioni. Le reazioni sono divise, come il voto del 9 febbraio anche se i problemi vanno risolti con reali piani di integrazione e leggi più severe, e forse anche tasse. La revisione degli accordi con l’UE sembra indispensabile, ma sembra che anche il mondo economico elvetico sia contrario alla revisione degli accordi. Ecco perché alla fine verosimilmente forse tutto potrebbe restare come prima". C'è poi Giuseppe Ticchio, pensionato che risiede a Winterthur (Zurigo) da 43 anni a non essere d'accordo con le intenzioni del referendum: "Va bene regolare i flussi emigratori per tenere la situazione sotto controllo - ha specificato al nostro portale - ma qui si è ossessionati dal "diverso". Il problema è proprio questo perchè ciò che è successo il 9 febbraio è solo ed esclusivamente legato all'ossessione del diverso ed è un paradosso perchè la Svizzera, se oggi si trova in una posizione migliore rispetto ad altri Stati che stentano, è proprio grazie all'emigrazione avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale". In realtà ci sono già stati diversi precedenti, come quello della fine degli anni 60, quando a provarci furono i rappresentanti della destra populista: "Il voto del 9 febbraio - ha commentato amaramente Ticchio - ha umiliato un Paese, sono a rischio gli accordi bilaterali con la Comunità Europea, così anche i 400mila svizzeri che studiano e lavorano in Europa non vivranno giorni facili. Inoltre, se continuiamo a chiuderci a riccio rischiamo anche di perdere le ordinazioni dall'Europa". Ma gli svizzeri hanno scelto in larga maggioranza di votare a favore del provvedimento: "Io dico che a giochi fatti - ha concluso Giuseppe Ticchio - una grandissima parte di loro si è già pentita del voto a favore".
Gaetano Vessichelli