Violenza domestica sulle donne. Anche il Sannio si interroga

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Uno dei mali del XXI secolo è il femminicidio, la violenza sulle donne. Sono ormai quasi quotidiane le notizie, provenienti da tutta la Penisola, di mariti, compagni, fidanzati che arrivano ad uccidere la propria donna. Dall’inizio del 2014 sono stati 142 i femminicidi e le violenze di genere e lo stesso Consiglio Europeo ha stabilito che la principale causa di morte ed invalidità per le donne tra i 16 ed i 44 anni è la violenza domestica. La drammaticità del dato, oltre al numero di vittime, sta nel fatto che gli abusi di varia natura, non solo fisico e sessuale, ma anche psicologico, sociale ed economico sono consumate in relazioni intime o di parentela. Sono dunque quasi sempre i compagni di vita i principali carnefici.
Nessuna distinzione territoriale, dunque, per questo tipo di delitti. Anche il Sannio infatti non è da meno in questa drammatica classifica. Un caso che potrebbe sfociare in cronaca nera cruenta viene da S. Agata de’ Goti. A denunciarlo sono due avvocati caudini, Lucrezia D’Abruzzo e Nunzia Meccariello, difensori di una donna, sposata da poco meno di 20 anni e con tre figli minorenni a carico, che nel corso dell’ultimo anno ha avuto il coraggio di denunciare il marito. Dopo anni di violenze e soprusi, la donna, all’ennesimo episodio di botte che l’ha costretta ad andare all’ospedale, ha avuto il coraggio di ribellarsi e di chiedere la separazione dal marito. Il Tribunale Civile di Benevento ha concesso la separazione, lasciando la casa alla donna e la custodia dei figli e sottolineando che i tre ragazzini possono incontrare il padre solo in presenza di un assistente sociale. “Il lato più drammatico di tutta questa storia – hanno commentato i due avvocati – sta nel fatto che la nostra cliente è abbandonata a se stessa. Gli assistenti sociali non sono mai intervenuti in questa storia, mentre l’ex marito continua a disturbare la donna”. Non sono mancati, infatti, anche dopo la separazione, episodi di fastidio e disturbo alla sua ex famiglia da pare dell’uomo: dall’andare a bussare alla porta di casa in piena notte, a staccare la corrente, piuttosto che rompere il portoncino di casa. “La situazione è diventata insostenibile – hanno continuato gli avvocati – la nostra cliente è spaventata per se stessa e per i figli (che hanno subito un vero e proprio trauma in tutta la vicenda). Ci sentiamo di rivolgere un appello alle Forze dell’Ordine, che sono sempre intervenute prontamente quando interpellate, a fermare l’uomo secondo il Decreto Legge 93/2013 (Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province) poi convertito in Legge n. 119 del 15 ottobre 2013 e soprattutto ai Servizi Sociali che invece latitano in questo caso specifico”. Ne fanno una questione di cultura i due avvocati santagatesi, “troppo spesso le donne sono sole ed abbandonate e preferiscono non denunciare, anche per una questione di mentalità. Ci sentiamo di rivolgere un appello alle vittime di violenza, sottolineando che la legge è dalla loro parte e non devono temere di denunciare. Infatti, la nuova legislazione in materia ha rafforzato la tutela della donna sia per quanto riguarda il diritto sostanziale (l’inasprimento delle pene) sia sul piano procedurale, poiché si è ampliata la facoltà di arresto e c’è la possibilità di trovare in loco le prove della violenza” – hanno concluso gli avvocati D’Abruzzo e Meccariello. Dunque il male del secolo che si insinua in ogni parte del Paese, ma che con coraggio e determinazione può essere affrontato.

Nella Melenzio



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